Appunti di viaggio
Se un viaggiatore si trovasse a percorrere la strada che da Candela si inoltra verso la Basentana, attraversando un territorio che solo a prima vista può sembrare inospitale e costeggiando centri come Melfi e Lagopesole su cui svettano castelli che risalgono all’epoca federiciana, colpito da improvviso bisogno di riposo decidesse di trovare ospitalità a Rionero, per rifocillarsi e trascorrere la notte, scoprirebbe una ridente cittadina, capace di mostrare episodi ricchi di atmosfere particolari in grado di sedimentare nell’immaginario, restando ben vivi tra i ricordi.
Una volta lasciata la strada che stava percorrendo, il nostro ipotetico viaggiatore si dirige quasi naturalmente verso il centro cittadino e nel percorso, prima di raggiungere le prime case, potrebbe notare che, in sintonia con l’intorno, il territorio che sta attraversando è quasi interamente a balze, ovvero montuoso e collinare. Invita ad osservare la presenza di questo paesaggio, molto vario e piacevole, in cui si nota una ricca vegetazione composta da vigneti, oliveti e fitti boschi. La fertilità del terreno dovuta alla sua natura vulcanica e la particolare esposizione ha permesso lo sviluppo di una rigogliosa viticoltura e di castagneti da frutto. Infatti, la quasi totalità del vino rosso prodotto in Basilicata, è ottenuta proprio da queste uve che provengono dall’antico vitigno chiamato Aglianico, dal quale si ricava il famoso Aglianico del Vulture. Testimonianze storico-letterarie sulla presenza di questo vitigno si trovano in Orazio, che cantò le qualità di Venosa, la sua terra natia, poco distante da Rionero, e del suo ottimo vino. Si può ipotizzare che il nome originario divenne Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia l pronunciata gli nell’uso fonetico spagnolo.
Fin dal primo sguardo sul composito panorama di costruzioni che si indirizzano verso il centro storico e denunciano, come in altri luoghi del Mezzogiorno, l’affastellarsi di edifici contemporanei, sovente di nessun pregio architettonico, potrebbe constatare che la cittadina è situata su due collinette che si trovano a sud-est del Vulture, un antico vulcano ormai spento. Questo fa da sfondo al panorama della città, come un affresco straordinario che varia con l’intensità della luce ed il mutare delle stagioni.
Superate le prime costruzioni procederebbe verso il centro, dotato di un’atmosfera che possiamo definire pittoresca, ovvero una sorta di calibrato disordine che solo in alcuni casi urta la sensibilità diffusa, di irregolarità costruttiva e di porosità spaziale, prodotta da una crescita quasi spontanea degli insediamenti, animati da visuali imprevedibili che colgono di sorpresa perché appaiono mutevoli, alternando angoli pregevoli con altri privi di interesse. Ciò deriva dal fatto che ogni vuoto progettuale viene comunque riempito, in base ad una perversa variante della legge di Gresham, per cui la cultura superficiale finisce, di norma, per cacciare quella più profonda.
Percorrendo via Nazario Sauro, affacciata su un giardino rigoglioso, vera oasi di pace, giungerebbe infine in una delle aree più antiche della città, situata tra Piazza XX settembre e Piazza Giustino Fortunato, su cui prospetta lo storico palazzo del noto meridionalista.
Piazza XX Settembre, in precedenza chiamata Piazza della Verdura, per il mercato che ancora oggi vi viene svolto, rappresenta la parte che si trova ad una quota inferiore. E’ la più vicina al parco mentre tra le due piazza l’area di sedime di un comparto edilizio su cui sorgeva il teatro dei Combattenti, costruito in epoca liberty e demolito a seguito dei danni riportati per effetto degli eventi tellurici che sconvolsero Rionero il 23 novembre 1980. Quasi a metà dell’intero comparto è possibile notare, osservando verso sinistra Piazza della Fontana Grande, recentemente riportata alla luce, con accortezza e sensibilità.
Ipotesi generali di progetto
In termini evocativi, tutta la Piazza, assecondando il pendio digradante del suolo, si configura come una cavea addossata al naturale profilo altimetrico. Questo sistema a settori concentrici – variamente disassati in funzione di privilegiati punti prospettici di riferimento – conferisce alla Piazza un aspetto unitario pur se concepito in modo da garantirne la realizzabilità per stralci autonomi.Considerata nel suo insieme, la Piazza è strutturata ad ampi gradoni che lentamente recuperano le varie quote esistenti per innestarsi sui bordi laterali. Ogni gradone è realmente concepito come una escissione del suolo che si inarca innalzandosi sul gradone successivo di un’altezza variabile tale da permettere l’introduzione di panchine e di alberi di pregio per l’ombreggiatura.L’area perimetrale della Piazza è ricondotta al suo alveo naturale per consentire, all’occorrenza, il transito degli autoveicoli per la sicurezza e per lo scarico merci. Questa divisione tra l’area mediana della piazza e i bordi perimetrali è marcata da un continuo e discreto filare di illuminazione a pali che si integra con un più diffuso sistema a raso su pavimento e a incasso nel sottogradone.
Questa serie di punti luminosi, viatico e segna passi per un percorso iniziatico alla ricerca della bellezza, sembrano lievitare sulla pavimentazione di pietra grigia scura che, bagnata dall’umidità della sera, tende al nero, come la tipica pietra del Vesuvio che del resto denuncia una provenienza analoga.
Da uno sguardo più attento e approfondito scaturisce la prima suggestione, quella che annuncia – quasi in contraddizione con un famoso testo pasoliniano – il ritorno delle lucciole, a conferma dell’assenza di inquinamento, per scoprire che si tratta di un sistema di illuminazione che contrariamente a ciò che avviene nella norma parte dal terreno ed indica con progressivi segnali una strada.
Le piazze, esaltando la loro natura di invaso recettivo ed accogliente, digradano progressivamente dall’alto verso il basso, ad acclamare una sorta di platea naturale da cui è possibile assistere a concerti e spettacoli, ma anche a manifestazioni pubbliche e comizi politici.
Tutte le operazioni progettuali ambiscono evocare l’antica funzione della piazza, luogo privilegiato dei nostri progenitori che qui si scambiavano i prodotti della terra e le parole. Infatti, poco lontano dal sedime su cui insisteva un tempo il teatro demolito, è previsto un nuovo spazio destinato a mostre e spettacoli, dove solo l’accesso forse memore dei precedenti avvenimenti è in quota mentre il resto si cala dolcemente nel sottosuolo illuminato da ampie aperture ad arco che giocano come onde, pronte ad imporre un movimento all’andamento calmo della piazza. Scendere in questa cavità che dialoga con la superficie per il gioco di finestrature e dei tagli di luce, è un viaggio tutto da compiere sia per osservare eventuali mostre che per assistere a concerti o spettacoli teatrali. Un viaggio che inizia proprio dalla scala che con dolcezza seguendo un movimento ellittico, ci aiuta a scendere. L’eleganza dell’insieme e la raffinatezza dei
dettagli denunciano che siamo alla presenza del salotto cittadino dove la comunità celebra i suoi riti ed in essi si riconosce.
Tornando in superficie è possibile scoprire che proprio addossato sulla muratura di uno degli archi, il più visibile, si nota il busto bronzeo del Capitano Michele D’Angelo che combattendo a Derna, in Libia, cadde eroicamente nel 1912 e fu insignito di medaglia d’Oro “alla memoria”. Sull’ampia vetrata che porta al foyer compare, serigrafato sul vetro, il profilo dell’edificio demolito: il Teatro dei Combattenti la cui memoria è così cara ai cittadini di Rionero.
All’interno dell’invaso, il nostro viaggiatore noterà in primo luogo le possibili connessioni con le emergenze storiche, in particolare con Palazzo Fortunato, Piazza della Fontana Grande, la Chiesa Madre e l’antico quartiere “Costa”. Inoltre la presenza di alcune isole di vegetazione con alberi ad alto fusto nati da foreste poco lontane che nella parte bassa schermano un edificio piuttosto ingombrante proiettato su Piazza XX Settembre mentre nella parte in alto sembrano indicare un possibile percorso verso il giardino di Palazzo Fortunato. Infine una serie di polle d’acqua disegnano un percorso. Simili a quelle che annunciano la presenza di una sorgente naturale sembrano spuntare dalla terra scura. Del resto Rionero, Arnìur in dialetto locale, allude proprio ad un fiume scuro e rappresenta il luogo e quindi non può non apparire nella piazza principale. Queste polle, insieme alla pavimentazione, alle panchine d’autore e all’edificio formato da una sorta di onde creano un insieme che sembra confermare la presenza di un elemento perduto ma in grado di risorgere in vesti sempre diverse. Sotto questa inedita veste, più che un pozzo che contiene una limitata quantità d’acqua, il sistema di polle è paragonabile ad una fontana che “tracima” continuamente acqua sempre nuova. Il suo getto può variare, ma rappresenta pur sempre un viatico al nostro bisogno di non arrendersi alla piattezza del sentire, del desiderare e del pensare. Da questo punto di vista, il senso di sublime ch sprigiona non è altro che quella eccedenza di senso, quell’invisibile ultravioletto verso cui ci spostiamo ogni volta che cerchiamo di sporgerci, trasformandoci, verso gli estremi e inesplorati confini della nostra esperienza.
Intervento per stralci
1° Lotto
Il primo lotto interessa la parte gradonata della Piazza che dal fronte del Palazzo Giustino Fortunato si sviluppa sino al cerchio che, da un lato, intercetta il manufatto basamentale che costituisce lo snodo verso la Fontana Grande e, dall’altro, l’edificio angolare di sponda opposta. Tutto il sistema gradonato assorbe progressivamente il dislivello tra la quota più elevata verso il Palazzo Giustino Fortunato a +623,38 fino alle quote di +617,83 e +620,41 sull’arco di cerchio inferiore.
Il maggiore dislivello presente in questo primo lotto rispetto agli altri è sfruttato per disporre le pendenze dei gradoni ad andamento alterno in modo da avere come massimo distacco altimetrico tra un gradone e l’altro la misura di circa 45 cm. Questo dislivello è adoperato per inserire le panchine ad assetto curvilineo, le quali risultano collocate secondo uno schema planimetrico zigzagante alternato. In questo modo, nella parte planimetrica che si inserisce tra le panchine viene a determinarsi un allineamento delle quote tali da permettere uno sviluppo diagonale continuo delle pendenze, utili per favorire l’agevole transito dei portatori di handicap.
Verso il lato destro del Palazzo Giustino Fortunato sono impiantati due gruppi arborei utili alla ombreggiatura di due aree di sosta.
2° Lotto
Il secondo lotto riprende dalla interruzione del primo e con analogo schema a settori di cerchi concentrici si sviluppa sino all’area dove è attualmente dislocata la rotonda spartitraffico. Nella parte centrale di questo tratto di piazza, due gradoni curvilinei si inarcano fino a raggiungere un punto di altezza massima di 4,50 metri rispetto alla quota di imposta dell’arco. Il volume che viene a determinarsi si configura come una più ampia escissione del suolo rispetto agli altri gradoni e congiunge, simile a un ponte pedonale, le sponde opposte della piazza recuperando le quopte esistenti dei tratti stradali.
L’edificio per un piano è in scavo fino a una quota di – 4,20 rispetto all’esterno e la parte fuori terra non supera la volumetria di 500 mc indicata nel bando. Lo scavo è previsto tenendo conto della condotta fognaria esistente.
Al di sotto dell’arco che assicura il passaggio in continuità sulla piazza sia in senso trasversale (al di sotto) sia in senso longitudinale (al di sopra) è ospitata una sala conferenze per 200 posti, un’area espositiva con annesso bar-caféteria collegato attraverso una scala elicoidale ad ampi gradoni, un’area per laboratori e piccoli convegni con annesso deposito al di sotto della sala conferenze. Un ascensore dall’atrio esterno assicura l’accesso ai portatori di handicap mentre le scale opportunamente distanziate assicurano il rapido deflusso di emergenza.
L’illuminazione naturale è assicurata da pozzi luce che dal basso raggiungono l’estradosso dell’arco. Tutto lo sviluppo perimetrale del volume fuori terra è previsto in vetro a opacità variabile in funzione dell’attività che si svolge all’interno.
La parte centrale dell’arco è sgombra per favorire la pecorrenza continua tra esterno e interno e, in occasione di feste o eventi, può fungere da cassa armonica per gruppi musicali diventando la scena del sistema teatrale verso Palazzo Giustino Fortunato. Anche il dorso degli archi può fungere da spalto per piccoli spettacoli all’aperto in occasione di particolari ricorrenze. In questo modo tutta la piazza può animarsi di differenti attività in contemporanea durante l’arco della giornata e delle stagioni.
3° Lotto
Il terzo lotto completa lo sviluppo della piazza sino al bordo del parco. Questo tratto è quasi pianeggiante ed è trattato in modo unitario alternando ampie pezzature di verde collocate alternativamente in settori triangolari di risulta tra due cerchi susseguenti a orientamento variabile. Sul parterre di questo tratto si trova un edificio di 20 metri di altezza che viene parzialmente schermato in senso ortogonale da gruppi arborei che preannunciano il Parco successivo.
Materiali, elementi di arredo, memorie
Il parterre dei tre lotti è concepito in modo unitario ed è costituito da una pavimentazione di nuova integrazione in pietra di basalto scura con spessore di 7 cm. a bocciardatura fine. All’interno del parterre le basole di pietra vulcanica esistenti vengono riutilizzate nelle aree di sosta in prossimità delle panchine e delle aree alberate, luogo entro cui trovano posto anche piccoli accatastamenti verticali fatti con la stessa pietra di recupero.
In ricordo del “rio nero” tutta la piazza è disseminata di piccole polle d’acqua scolpite nella stessa pietra di basalto della pavimentazione. Le polle ricevono l’acqua dalle incisioni che corrono lunga tutta la base dei gradoni. Il sistema così concepito è utile
sia alla raccolta dell’acqua piovana, sia alla irrigazione naturale delle aree trattate a verde. Inoltre un sistema di recupero e di pompaggio dell’acqua consente, in particolari occasioni di far zampillare l’acqua dalle polle che durante le ore notturne, con dei punti led incassati sul fondo, possono dare luogo a dei giochi di luce e acqua di particolare carattere evocativo. L’acqua delle polle segnalerà metaforicamente lo sfogo del rio d’origine che spinge dal sottosuolo, le incisioni per irrigazione ricorderanno l’attività vitivinicola e agricolo rurale del luogo mentre i raggi di luce verticali, opportunamente dislocati, durante le ore serali ricostruiranno in fasci luminosi il perimetro del distrutto Teatro dei Combattenti.
Gli elementi di arredo principale sono costituiti dal sistema di illuminazione a pali e dai dissuasori per salvaguardare il centro pedonale della piazza.
Come ulteriori elementi di arredo verranno collocate delle panchine per la sosta. In particolare, le panchine che segnano il passaggio tra i tre lotti vengono affidate alla ideazione di un artista che ne disegnerà alcune varianti.
Opera d’arte
In punti selezionati dell’intero invaso è predisposto un numero di panchine, di misure e immagine leggermente differenti fra loro, vere e proprie opere d’arte che si integrano pienamente nell’immagine generale della piazza.
Ognuna è leggermente arcuata a seguire l’andamento curvilineo della pavimentazione del grande (ed unitario) piazzale – scalinata, e si collocherà esattamente lungo il bordo che marca la differenza fra i tre lotti previsti, quasi a segnare la fine di una realizzazione e l’inizio di un’altra.
In tal senso, l’opera è da intendersi unitariamente sviluppata lungo tutto lo svolgimento della piazza, anche se sarà suddivisa in tre parti autonome ognuna appartenente ad uno dei tre lotti in bando. Questo per sottolineare l’aspetto unitario dell’intervento artistico rendendone possibile la realizzazione nell’arco di tempo necessario al completamento dell’intero progetto. In questo modo, l’opera non si pone come qualcosa da “porre in sovrapposizione” al piano del costruito, bensì ne sposa l’andamento progettuale e le necessità urbanistiche fino ad integrarsi con esso. L’opera d’arte diviene così un segno d’arte che si discosta di poco dal piano architettonico, ma proprio in questo “poco” deposita tutto la sua potenzialità estetica e simbolica.
Dal punto di vista tecnico, ogni panchina sarà realizzata in vetro strutturale ultra- chiaro, una materia trasparente dentro la quale saranno inglobate una grande quantità di piume bianche immerse in vernice anch’essa bianca e retro-verniciate di rosso. Lo strato inferiore del cristallo sarà dipinto parzialmente di bianco in modo che ogni piuma superiore diventi fonte di luce colorata per questo piano che sarà una sorta di schermo su cui si deposita il riflesso del colore. Questa rifrazione luminosa muterà con il movimento del sole fino a diventare un segno brillante durante la notte perchè catturerà ogni luce disposta nei dintorni intrappolandola al suo interno.
Al termine dei tre lotti previsti, ogni segno di luce e materia trasparente farà riferimento all’altro in una sorta di fiume che si rincorre fluido oppure come un vento, un’aria che circola lungo il piazzale trasportando folate di piume bianche e luminose.
L’opera proposta si pone in relazione allo spazio in modo non invasivo ma dinamico come il flusso delle persone che circoleranno nell’ambiente.
L’opera sarà realizzata con un sistema di stratificazione costituito da lastre in vetro extrachiaro temperato. Si tratta di tre lastre con spessori differenziati: 15 mill. per quelle inferiori e superiori con al centro una lastra monolitica di 30 mill. per un totale di 60 mill. La stratifica dei vari strati di vetro avviene mediante l’impiego di apposito materiale plastico PVB (polivinilbutirrale) avente caratteristiche di trasparenza, tenacità ed elasticità tali da garantire un’efficace adesione tra le lastre di vetro. L’impiego di questo intercalare PVB tra le lastre consente di realizzare un insieme del tutto simile a quello di un blocco monolitico che, comunque, anche in caso di rottura permette di non rilasciare frammenti di vetro che rimangono omogenei a tale strato plastico in modo da risultare inoffensivi (protezione delle persone dalle ferite).
Le lastre che hanno subito un trattamento termico di tempera hanno un elevata caratteristica di resistenza meccanica, così che il prodotto finale risulta essere adeguato per la realizzazione di superfici praticabili e anche calpestabili.
Sistema arboreo
Con densità diversificata, il sistema arboreo si snoda per tutta la piazza secondo calibrati slittamenti effettuati lungo l’arco di cerchio su cui si dispongono. I gruppi arborei, rari nel primo lotto per non interferire eccessivamente con le visuali prospettiche verso Palazzo Giustino Fortunato, si intensificano man mano che si giunge verso il Parco. Le essenze sono diversificate e di dimensione variabile. In contrasto con la comprensibile monumentalità dei lecci presenti nel giardino retrostante il Palazzo Giustino Fortunato e i pini del Parco, sono più idonei in raccolti ambiti pedonali della piazza.
Abaco delle essenze e lista delle alberature
Se, il nostro ipotetico viaggiatore, colto da interesse per il fascino esercitato dalla piazza, decidesse di fermarsi a Rionero ancora un giorno, per tornare ad esplorare l’invaso alla luce del sole, potrebbe cogliere una serie di aspetti che non ha potuto approfondire al calar delle tenebre.
A iniziare dalla vegetazione.
Nelle “isole” che ha intravisto passeggiando nella notte, avrebbe la possibilità di scoprire una serie di piante come l’oleandro, il viburno e il rosmarino che appartengono alla vegetazione del luogo.
L’Oleandro è una pianta caratterizzata dalle lunghe foglie affilate di color verde intenso, disposte in verticilli di tre. Simboleggia l’Armonia dell’universo, composta da triadi.
I viburni: Viburnum tinus `Eve price` e `Purpureum` sono arbusti sempreverdi, ornamentali che possono raggiungere i cinque metri di altezza, hanno il fogliame molto decorativo e una caratteristica e abbondante fioritura, con fiori solitamente di colore bianco, profumati e riuniti in corimbi o cime ombrelliformi, cui segue in autunno una vistosa fruttificazione.
Il rosmarino bianco, rosmarinus officinalis `Albus`, fortemente aromatico, rifiorente e di bel fogliame, simbolizza la macchia mediterranea. Detto anche la rugiada del mare, non è soltanto una delle erbe principali della festa di San Giovanni, ma una pianta che fin dall’antichità ha ispirato leggende, tradizioni e medicamenti miracolosi.
La Westringia fruticosa, un arbusto di origine australiano che ormai fa parte della nostra macchia, possiede un fogliame simile a quello del rosmarino e una bella fioritura bianca in primavera. Ha uno sviluppo eretto, tende a crescere sia in altezza sia in larghezza, dando origine a un arbusto arrotondato.
Tra gli arbusti e i cespugli da fiore presenti nelle isole è previsto anche il Corbezzolo – Arbutus unedeo, un nome di provenienza romana che significa unum edo: ne mangio uno solo, riferendosi al frutto dolce ma lievemente insipido. E’ una pianta nobile della macchia mediterranea, sempreverde, in grado di produrre fiori bianchi, in autunno e inverno, e frutti commestibili che vengono impiegati anche per preparare marmellate. La compresenza del verde delle foglie, del bianco dei fiori e del rosso delle bacche evocò nell’Ottocento la bandiera italiana e quindi nel periodo risorgimentale il corbezzolo divenne simbolo dell’unità della nazione.
Il Biancospino, sia il Crataegus monogyna sia il Crataegus laevigata ́Pauls Scarlett ́- che appartengono alla stessa famiglia. Il primo, arbusto con abbondante fioritura bianca primaverile e le bacche autunnali, il secondo con abbondante fioritura rossa.
Il Mirto – Myrthus communis un sempreverde, bella pianta coltivata per i fiori, il fogliame e le bacche. Alcune specie sono aromatiche e hanno una corteccia decorativa.
Il Ginepro – Juniperus communis arbusto ramoso o alberetto sempreverde e la Rosa selvatica – Rosa x chinensis `Mutabilis` arbusti con abbondante fioritura continua di vari colori dal bianco al rosa e persino la Nandina domestica un arbusto di origine cinese che ormai fa parte della macchia. Fogliame sottile con grandi pannocchie di fiori e di bacche persistenti. Bei colori autunnali rossi.
Il Nocciolo Coryllus avellana `Atropurpurea`, arbusto a portamento espanso con fogliame rosso.
Per quanto riguarda gli alberi, in alcune pezzature ai bordi della piazza, è previsto il Cerro (Quercus cerris): un albero forte e maestoso che può rrivare ai 38 metri d’altezza, il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e, infine, il Castagno (Castagna sativa).
La diversa coloritura delle aiuole con la scelta delle specie e dei cromatismi sopra descritti è in stretto rapporto con le panchine, dove il vetro strutturale ultra chiaro ha inglobato al suo interno una grande quantità di piume immerse in una vernice bianca e rossa, con lo scopo di creare una commistione tra elementi di arredo urbano e piante sempreverdi alternate ad altre spoglianti, con fioritura bianca e fogliame rosso.
Sistemi di illuminazione
Oltre alla illuminazione principale, costituita da pali di media altezza collocati sul bordo della piazza verso est e da disuassori sul bordo verso ovest, tutta la piazza è punteggiata da fari led incassati su pavimento, con illuminazione laterale orientata a raso per evitare l’eccessivo inquinamento luminoso della volta celeste. Inoltre, nel sottogrado dei balzi di suolo sono incassati dei punti led a percorso continuo, con accensione crepuscolare, che segnano il passaggio tra le diverse quote.
Viabilità carrabile e parcheggi
I bordi laterali della piazza segnati dalla linea della illuminazione a pali e dei disuassori sono carrabili in tutta l’interezza per consentire l’accesso ai mezzi tecnici, ai mezzi di soccorso e ai mezzi per il carico-scarico merci.
Il traffico veicolare vero e proprio è circoscritto alle aree poste alle estremità della piazza. Verso sud, in prossimità del parco, il senso di marcia ruota sul lato corto per immettersi sulla vie laterali. Per i residenti è possibile penetrare nel primo tratto di piazza dove, a ovest, sono sistemate le aree per un piccolo parcheggio a raso, alla fine del quale il settore circolare inserito tra due gruppi arborei sfalsati funge da strada
carrbile per il flusso veicolare che si innesta sulla strada laterale inserita sul fronte edilizio a est in prossimità dell’edificio di 20 metri di altezza.
Verso il Palazzo Giustino Fortunato, il traffico veicolare proveniente dalla strada laterale dietro il fronte edilizio a est si immette nel tratto adiacente il Palazzo per raggiungere lo slargo che conduce su Via V. Veneto o, in discesa, costeggiare il fronte superiore della piazza a ovest per poi immettersi su Via Montello. In questo modo è possibile escludere dal traffico quasi per intero il secondo lotto, dove trova posto l’edificio con la sala espositiva e il piccolo auditorium. Per i residenti è possibile raggiungere il tratto centrale della piazza per il carico-scarico merci.
Fasi di lavorazione
Nel primo lotto viene rimossa la pavimentazione esistente e vengono accantonate le basole di pregio in pietra lavica. In seguito viene rimosso l’attuale podio basamentale al fine di recuperare l’originario profilo altimetrico.
Gli alberi esistenti sono espiantati in vista del futuro ricollocamento nelle aree opportunamente disegnate.
Il terreno risultante è rimodellato in accordo con il disegno curvilineo della pavimentazione ed è costipato prima del getto di magrone.
Sull’allettamento delle pendenze vengono inserite le polle per l’acqua, le incisioni per il recupero dell’acqua piovana e la rete dei cavi per la illuminazione e per il pompaggio.
In ultimo è posata la pavimentazione su un letto di sabbia e cemento dove in precedenza sono state preparate le basi di ancoraggio delle panchine, le aree a verde, i tirafondi per i pali di illuminazione e i disuassori.
Nel secondo lotto, oltre alle operazioni già descritte per il primo lotto, vi è da praticare lo scavo a sezione obbligata fino a 6 metri circa di profondità con opportuni micropali di costipazione del terreno e paratie di contenimento.
La realizzazione dell’edificio segue un iter autonomo ed è costituito da una ossatura in cemento a pilastri e travature con soletta armata a doppia curvatura.
Le fasi di finitura dell’edificio procedono dal basso verso l’alto e dall’interno verso l’esterno in accordo con la sistemazione delle pavimentazioni.
Le operazioni previste nel terzo lotto sono simili a quelle descritte per il primo lotto, ma, trattandosi di un’area pianeggiante non sono previste demolizioni importanti.